Le parole che non si possono usare

30.06.2008

Addormentati, dormienti, senza sapere perché, di peggio non esiste nulla, tranne la perdita della memoria o dell’intelletto. Il resto, dedicato a vivere dopo il trapasso, era un male; l’ignoranza vuole sconfiggere la coscienza, o persone perse, perdute senza via d’uscita per non volerlo eliminare. Ma il cielo è coperto d’assurdità e la terra sembra un disco volante che si muove facendoci oscillare. Niente paura, la comunione dissocia il cattivo dal buono, crea quello che lui non vuole.

Mai uscito dal male, le strade sono come autostrade, tante e innumerevoli, così da poter andare in molti e diversi posti. Parole, amplificazione, e altre cose buone sono le vie per non restare nei bui della mente, per vivere meglio. Ricorda, da ragazzi, era un progetto comune la forza d’infliggere la vita agli esseri che di umano hanno ben poco, ma erano mentitori e sacrileghi attorno a noi. Mentre è tutto fraudolento, mediocre ancora ora, ma non del tutto falso, come il nero e il bianco che sono davvero. Quello che ci riguarda accade tra dieci anni, non ora; tutto diventa già successo o succederà in futuro, ma lontano da noi. Chi non crede è un insensato; prova a uscire senza di te. Alcune cose sono diverse da quel che sono, serve credere/sapere. Tutto era già passato, ma verrà di nuovo, anche se non completo come prima; poi faremo altro. Vivere il mondo è credere, ma se ti dicessi che esiste l’inferno qua fuori e non si crede nell’aiuto degli altri, nella polizia, nello Stato che pur sempre resta nelle cose che non abbiamo. Sul falso mettici un adesivo sopra, continua per andare; occorre spostarsi in avanti. Cos’è una bolla d’ignoranza se non un male? Noi non crediamo d’essere voi.

Nel lontano posto dove leggerai queste pagine come qui, sembra inutile scriverti di cose che non saprai o non vedrai; verranno cancellate. Ma come ci si può perdere in un errore che dura due settimane di continuo lo stesso? Siamo persi, è già tutto… Quello che senti diventa già tutto il possibile; la vita intera è tutto quel che vedi, cosa sei, cosa ti hanno fatto. Prego, io sono un altro. Ora è sera pace; le soluzioni sono già arrivate. Chi era attento ha capito; tutti gli altri, no. Sarà colpa dello Stato se non hai gli occhi. Organizza la cena; è colpa della solitudine. Ultimamente, se cerchi delle persone in Italia, le devi trovare in un gelato. Si pensano di morire ma, com’è difficile cessare di vivere; poi non ci sei.

Una gabbia, un cubo sono cose da dire perse in una montagna d’idee, incartata con carta di giornali più cose da fare. Differenze tra cose e persone, le parole che non si possono usare; tutto quel che devi fare sarà un bene, dopo sicuramente da qualche parte, arriva il solido denaro che è tuo. In questo mondo d’immaginazione se non parli, non lo saprai mai cosa o chi sei tu. Tutta la confusione per una certezza matematica che garantisce dopo sarai pagato. Realtà sicure sono quelle da seguire, per restare da queste parti; il resto lo fanno gli altri, non credi. Cos’è rimasto non dice, non esiste niente; dove si può arrivare stasera, i giochi sono già stati rovinati. Sono mali esagerati; il mondo è come un muro, non si può proseguire; esiste solo l’aria e la strada, dove s’incontra la fine dei giocattoli è anche in un’altra via.

Un errore di persona e già lo vedi che non dice niente. Siamo noi quelli nel video, di chi sono quelle vite se non nostre? Forse i ragazzi non hanno focalizzato una disgregazione degli arti, le funzioni organiche, il rifornimento dei viveri. Se vuoi la pace, la fine, la vita, devi volare da una persona senza capire niente di chi è. Non ridere mai in faccia a qualcuno; altrimenti ti arrestano. Pensieri che non finiscono sono la vita; altri che non ci possono rubare siamo noi. Un’apertura ideale era solo un gioco di persone non esperte; la morte una cattiveria. Non era saputo com’era successo in particolare quel fatto o chi e dove. Nessuno deve saper cos’è nel male; non tutto sarà già deciso. Potrebbe essere un futuro la nostra mancanza, per non uscire è un sogno il resto. È tuo cosa rimane di noi; non quest’incubo da smagnetizzare con la legge e noi.

Ricordi un bene; non era un sogno, ma sono dove sono… E noi non c’entravamo quasi niente. Bisogna solo sorridere del male; non sono state apportate quelle modifiche che dicono nel tuo, nel loro e nel mio di nessun modo. Però quindi devono ancora “fare” un bene o il bene. Fai attenzione nel realizzare, di non produrre pensieri o azioni legalmente malevoli o malsane. Pensa a cosa volevi sapere del fascismo; ti devi rendere conto da solo, imprigionarti e impietrire davanti a tutto. Di solito già lo volevano fare loro a noi, o il contrario. Non dirmi che non hai voglia di attaccarli; guarda sempre la luce spia che vedi; dopo ci faranno sapere come finisce questa frase.

Fare di farina, fare di un album una canzone, dove si perdono le persone, dove vanno a finire è meglio dire o anche a fare che! Dove non ti sono andati bene dei discorsi che da un certo punto di vista, non si addicono al normale uso delle parole comuni, dove non esiste più il bene, cosa può dirti un dottore, cosa possiamo o, non possiamo fare sarà deciso dalla legge, anche cos’è reale o falso ma nessuno ha chiamato la legge per prima e per poi. Lei, signor e signora non sono come pensano molti artisti la tua vena, sono proprio quel che puoi fare, il fare di un avvocato o dei carabinieri. Rivolgiti anche con il pensiero a loro; vedrai risolvi il problema. Non è vero che non esiste la soluzione; chiama, pensa a un tecnico specializzato.

Sono le istituzioni, le riforme che portano avanti cosa crediamo. Gli istituti siamo noi; il resto è in un punto perso ma è un posto con un ip pubblico dinamico, una base identificata. Dante, Carmelo Bene, la prefettura, la gelateria, il misto di ciò infine diventa unità o, non diventa niente. L’esistenza diventa non solo questo o quello, ma un’armonia di atti che formano il pensiero e le cose buone. Sembra ancora avanti; poi da persa, sembra sia cancellata, non esiste più, non ricordi; è stata cancellata. Quanto lavoro c’è ancora da fare. L’universo da cui venivamo era un risorgimento da una parte; tutti se ne sono andati dove? Non è rimasto nessuno qui. Si è perso dell’altro, credimi, non quel che non dovevamo dir di essere. Mai sentito parlare di esseri inferiori, in un altro modo non si sa d’essere superiori a quelle cose che non sono persone. Percossi continuamente qualcuno si sveglia e va a dormire; dicono che non serve accettare l’America poi dicono di aver finito! Non c’era una motivazione, invece c’era un bene… Dove non è rimasto nessuno, nasce un fiore.

Alla fine si finisce; hai qualcos’altro come argomento stasera? C’è bisogno è di cosa se abbiamo già mangiato; tutti hai nostri posti graduati e statali… senza problemi dove sono realtà si dicono in molti; quella parete mancante non sarà di tutti ma solo di chi è senza finire la frase. Servirebbe un’aritmetica per trovare le chiavi di casa, riconoscere tutte le persone e gli oggetti per la strada anche domani. Se sbagli qualcosa, c’è la possibilità che ti uccidi; cosa potrebbe il peggio? L’inferno non è nostro; da millenni si lavora per non andare all’inferno; si devono vedere le cose di fuori, saremo quante cose ci sono là fuori, oltre a quelle che da ora occorre evitare. Alla fine, non scappare; fatti accalappiare anche da giovane, tanto è già tutto finito da tempo, se non lo sai.

Le cose buone che nessuno afferma o, meglio, le ripete, o le prega… Tutto è finito, ma se ascolti un male, diventi una persona brutta! Alcune cose non sono mai state cancellate; il futuro, ad esempio, non si può, se siamo stati arrestati, dopo non c’è futuro. Sai stati di arresto, esseri malvagi: cose che non si dicono, non si fanno. Tutto è compiuto, lo dice Gesù, ma il giorno dopo di questo è ancora vietato in Italia, anche il resto sarà lo stesso; noi siamo ancora vietati, chi si pensava di governare in pace, in armonia, in questo giorno di fine guerra, post quel che sarà, si dice che non ha vinto nessuno, ma non ci sarà un’altra partita.

Le parole a volte finiscono; cosa si riesce a dire a volte diventa veramente poco, se non si fa una differenza tra le incertezze di tutti e i problemi. I quesiti del bene sono preoccupazioni di tutti e i problemi dello Stato, un bene siamo noi, mentre non s’intende oggi così, domani non ci sarà più… Esiste sempre una sorta di porta più grande dove andare a bussare; può volerci un po’ di esperienza, ma ci sono diversi modi per assaporare la vita. La puoi pure guardare da un finestrino, mentre non la tocca nessuno o già si sarà mangiato cosa si chiama tutto.

Storte storie d’addirizzare sono la nostra vita in futuro, quando ti senti lasciato lo saprai; anche qui nessuno ha fatto niente, si divertono e non lo risolvono. Sarà ch’era più grande del previsto il guaio; non lo potevano sapere dato il loro arbitrio “io sono tutto” o altre cose che avranno già tolto dal bene… Meglio riposare in una situazione d’agio; hanno accettato un male, mentre alcuni a giro mantengono gli altri che non l’hanno fatto. Spinta troppo in avanti la società si mantiene; le cose brutte ancora vivono, ma occorre potare cos’è tutto insieme se il periodo. Dove il nulla va per la maggiore, non si vuol vedere; siamo in viaggio verso un mondo più felice, senza quelle persone o quei soggetti che non si possono accettare, come la disfunzione creata e altri racconti per chi non vive o chi non vuol fare vivere, quando ancora si deve superare quella fantasia ma, noi saremo solo energia creativa, la luce della corrente elettrica, ci sono realtà che non si discutono; tu con quelle devi avere rapporti frequenti.

Le persone non si superano, le cose volgari sono più brutte di quel che dicono. Non era un tempo di scherzi e burle o di una bolgia di chi era stato. Ci sono leggi che non si superano; poi la colpa era di essere un umano o del credere di esser stato classificato, o del pensare di vivere in un carcere… Le fobie sono già loro un carcere, ma chi è scappato non lo sa, chi non ha voglia di risorgere.

Gerardo D’Orrico

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Beneinst - Storie e pensieri di Gerardo D'Orrico

Esplorazioni creative e racconti umani: alla ricerca perpetua di nuove storie. Un viaggio nel cuore della narrativa, guidato da Gerardo D'Orrico